mercoledì 23 settembre 2009

De profundis? 2. Alcune banali (seppure amare) verità...


...sottaciute o dissimulate dagli ambientalisti finti del “comitato” semiclandestino ora denominato “+Limbiate –cemento”.

Parte 2.


Mauro Varisco ormai viene dipinto come un eroico ed inespugnabile baluardo contro la cementificazione di Limbiate, ma non è mai stato capace, in realtà, di uscire da quella forma di grettezza sociale che in sociologia viene indicata con il termine “NIMBY”, acronimo di Not In My Back Yard, “non nel mio cortile”. Il “cortile”, nel caso di Varisco & C., era abusivo. Infatti, egli e i suoi amici hanno sempre avuto come vero interesse solo il “recupero” di un’area in parte pubblica, praticamente interclusa e nei fatti accessibile esclusivamente a loro, dalle loro villette di via M.te Sabotino n. 5, nella recinzione di diverse delle quali era stato aperto del tutto abusivamente un ingresso al terreno comunale. E si badi: si trattava non di ingressi provvisori ad un terreno non usato dal proprietario, bensì di una serie di solidissimi cancelletti metallici tutti uguali, costruiti ed installati a regola d’arte. Potendo accedervi così comodamente, molti si erano infatti “ritagliata” un’area in corrispondenza della propria villetta, e l’avevano delimitata con piccole siepi. Questo abuso è andato avanti per molto tempo, tanto che già nel 2004 la situazione era stata registrata,  con la specifica simbologia, nella Cartografia Aerofotogrammetrica ufficiale del Comune di Limbiate.



Da Google maps: sono visibilissimi i segni delle coltivazioni [Aggiunta il 29-6-2013]

(N. B.: anche se si legge "® 2013" l'immagine mostra la situazione di circa 5 anni fa; infatti sono ancora visibili le piante abbattute nell'autunno del 2008; inoltre, se sul sito Google maps si sposta l'immagine verso sinistra, si può notare che all'inizio di Via M.te Sabotino non c'è ancora la nuova costruzione di proprietà del Comune, che è stata edificata successivamente)

[Click Aerofotogrammetrico.zip (occorrono circa 3 minuti per caricare tutto il documento); v. tavola n. 4, e legenda: "orto" e "palizzata-cancellata"; click anche articolo 1158 c.c.] 

Orti, siepi e cancelletti erano tuttavia invisibili dalla via M.te Sabotino, perché nascosti da altre siepi naturali molto alte e da piante ed arbusti vari più vicini alla strada. Quando un anno fa tutto ciò è stato eliminato [dal proprietario privato, che ha anche diffidato Varisco & C. ad eliminare gli abusi edilizi; aggiunta del 29 giugno 2013], orti, siepi e cancelletti sono diventati visibili da chiunque passasse da lì (questo era il vero scopo dei lavori “di pulizia” fatti dalla SAN INVEST) ed è divenuto visibile, anche, che su quell’area non vi è mai stato qualcosa che effettivamente potesse essere chiamata “bosco”, ma solo un po’ di arbusti spontanei e al massimo alcune piante malate che in ogni caso dovevano essere abbattute. (Nemmeno l’altra area attigua ma esterna all’area da edificare - quella di proprietà dei tre ricorrenti al TAR, da espropriare parzialmente per opere di urbanizzazione - può essere definita “un bosco”, poiché un’ottantina - a voler essere generosi - di piante rachitiche e malate non sono “un bosco”! Ma su questo particolare mi soffermerò più avanti).

Per ottenere consenso su un generico ma mistificante discorso ambientalista (tanto che, come discorso generico, non vi è più chi non lo condivida) è stata inventata la panzana del bosco, alla quale Mauro Varisco ne ha aggiunte altre, espresse con stentate frasette (poiché nemmeno le forme più banali della comunicazione politica si possono imparare dall’oggi al domani) sull’”ecomostro” e sulla “colata di cemento”, e con ridicolaggini a proposito di “vaccini” e “ricette”. Con tali discorsi egli si presenta con i suoi amici a scroccare soldi alla cittadinanza per battaglie in “difesa dalla cementificazione”, ma continua a dimostrare di non capire chi sia e cosa sia la cittadinanza! (Mi riferisco, evidentemente, alla collettività e al concetto).

Infatti, costui non ha saputo (né voluto) dare un’impronta davvero pubblica e collettiva alla sua azione nella fase di approvazione del P.I.I., e non ha saputo individuarne i punti deboli, che non sono certo le presunte “distruzioni ambientali”, né ha capito che in ciò l’”opposizione” non era in grado di (e nemmeno veramente voleva) aiutarlo. Anche l’unico argomento degno di questo nome portato autonomamente da Varisco & C. (quello della vendita del terreno comunale al di sotto del suo probabile valore di mercato) è stato usato del tutto strumentalmente, come mero espediente polemico, e infatti il valore/mq della perizia di un tecnico comunale (abitante anch’egli in via M.te Sabotino n. 5!) per lungo tempo è stato indicato con una cifra errata, poiché né Varisco né i suoi amici politici si erano preoccupati di fare una verifica sui documenti della stima comunale, né su quelli della stima dell’ineffabile “perito” privato allegata al P.I.I. E infatti la funzione centrale delle varie “stime” in tutto il meccanismo truffaldino del P.I.I. non era stata minimamente colta.

Beninteso, è vero che, come amava dire il filosofo Benedetto Croce, “nisciuno nasce imparato”, ma una disposizione meno gretta, meno esclusivamente gelosa del proprio “cortile”, e più intelligentemente (oltre che civicamente) propensa a considerare la questione dal punto di vista di tutta la collettività e in particolare dal punto di vista dell’intero quartiere Mombello (e non del solo ghetto del civico n. 5 di Via M.te Sabotino) avrebbe consentito, già prima dell’approvazione, di capire come fosse effettivamente congegnato il P.I.I., e quindi sarebbe stato possibile cominciare ad imparare come trovare gli argomenti per fare denunce sì politiche, ma nel senso che avrebbero messo in luce sia le varie lesioni del diritto inalienabile di tutta la collettività agli “standard” urbanistici, sia gli ingenti danni alla cassa pubblica, sia, infine, i metodi truffaldini usati per mascherare tutto ciò. Questi erano gli argomenti utili per organizzare una ben più numerosa opposizione capace di coinvolgere almeno tutta la collettività di Mombello. La rivendicazione giusta, infatti, quella veramente civica (e quindi veramente politica), non poteva che essere quella della realizzazione delle strutture pubbliche (che non comprendono solo il verde), di cui il quartiere è carente, su quell’area che a ciò era destinata, anche servendosi di uno strumento urbanistico come il Programma Integrato d’Intervento, che si chiama così perché (ed è tale solo quando) prevede l’integrazione di funzioni pubbliche e funzioni private. E sarebbe stata anche un’ottima base sulla quale cercare ed imporre, eventualmente, una mediazione. Magari si poteva progettare di costruire sul terreno comunale un centro civico o un altro edificio pubblico. Ma Varisco & C. non hanno mai perseguito un obbiettivo del genere poiché, come hanno più volte sostenuto (ecco, per esempio, la grettezza), una costruzione dietro le loro villette le avrebbe deprezzate! Costoro erano talmente convinti della validità dell’argomento del “deprezzamento” (di alcune normalissime villette a schiera!) da inserirlo in un esposto indirizzato, all’inizio del 2008, alla magistratura, che conteneva anche un’altra perla, presa in prestito dal frasario consociativista dell’attuale coordinatore del PD: il P.I.I. era da condannare poiché era stato approvato dalla sola maggioranza! Ovviamente di quell’esposto non si è più saputo nulla. Sarà stato cestinato.

Un’azione di questo tipo avrebbe sicuramente ottenuto la simpatia di tutta la popolazione limbiatese, la quale tuttora quasi nulla veramente sa della questione. Dappertutto, nel mondo, chiunque sia stato costretto ad auto-organizzarsi per difendere la sua condizione e i suoi diritti di cittadino ha dovuto presto imparare che non si può sperare di trasformare in coscienza collettiva le proprie pur sacrosante rivendicazioni, se non si informa correttamente la cittadinanza. In mancanza di ciò, non si può ottenere alcun reale sostegno. Per questo scopo, l’esperienza insegna, non vi è altra possibilità se non quella di produrre e diffondere direttamente le informazioni. L’originalissima “ricetta” di Mauro Varisco, invece, è la seguente: periodicamente fa uno show compiaciuto in quelle che lui chiama “conferenze stampa”, nelle quali in realtà non informa, e nelle quali quattro ragazzotti smandruppati non fanno mai quello che tutti i giornalisti veri fanno in simili occasioni: fare domande per stimolare o addirittura costringere chi tiene la conferenza a dare effettivamente informazioni. Le domande non vengono fatte perché, anche dopo aver scritto articoli su articoli, nessuno di questi ragazzotti è riuscito ad accumulare un minimo di vere conoscenze sulla questione. Ovviamente, in quello che poi scrivono brillano solo le omissioni, le incongruenze, le autentiche asinerie, l’incultura generale.

Questo tipo di azione avrebbe inevitabilmente fatto pagare alla giunta Romeo-Mestrone un prezzo politico che non tutti, nella maggioranza di centro-destra, sarebbero stati disposti a pagare a cuor leggero (e avrebbe anche messo in chiaro davvero il rischio altissimo, per qualcuno, di essere costretto a prendere domicilio in Milano, Piazza Filangieri n. 2). Infatti, i primi a sapere quali magagne nascondono operazioni come il P.I.I. di via M.te Sabotino sono ovviamente coloro che le approntano: tecnici, funzionari, “politici”, i quali contano però sull’opacità delle procedure amministrative, sulla connivenza dell’opposizione (magari compensata con concessioni su altri innocui provvedimenti), sulla frantumazione sociale, sulla tendenza di molti cittadini a restare rinserrati nel proprio particolare, sulla loro scarsa disposizione (favorita da tutto ciò che li circonda) a stabilire relazioni non condizionate da credenze di vario tipo e da falsi miti, nonché, in generale, sulla mancanza di cultura civica in senso proprio. Chiaro: è possibile ribaltare questa situazione solo con un’azione politica che richiede tempo e fatica da spendere personalmente. Ovviamente è più comodo servirsi del tempo e della fatica fornita gratis (in ogni senso) da qualcun altro, sul quale, al momento opportuno, ma solo in sua assenza, si può riversare grettezza, calunnie, cattiveria : nevvero, Mauro Varisco?

Tuttavia, non esistono alternative: chi vuole opporsi alle prepotenze dei governanti è costretto a cambiare, almeno in una certa misura, tutto ciò; e si tratta, ovviamente, di una lotta faticosa in cui inevitabilmente si deve pagare lo scotto di cambiare anche se stessi. Mauro Varisco questo non l’ha ancora capito, come non ha mai voluto capire che se il P.I.I. era stato comunque approvato (nonostante nella maggioranza fossero diversi ad essere consapevoli della sua impresentabilità) ciò era avvenuto perché in realtà l’azione della minoranza del Consiglio Comunale e quella di qualche banchetto di fronte alla chiesa non avevano avuto alcuna incisività, e non avevano nemmeno lontanamente minacciato di far pagare qualche prezzo politico alla Giunta Comunale e alla maggioranza. E quindi, incapace e anzi rifiutando con protervia di riflettere su tutto ciò, e di trarne le dovute conseguenze sul piano dell’azione, dopo la sentenza del TAR, nonostante ormai si fosse calato nella parte dell’eroico baluardo contro la cementificazione di Limbiate, egli (con i cinque partiti che lo sostengono) ha lasciato che passasse del tutto liscia la decisione della Giunta Comunale di ricorrere in appello, disattendendo totalmente l’indicazione che, di fatto, avevano ribadito i giudici amministrativi: prima dell’approvazione di un P.I.I. è necessario effettuare la V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica).


Tutto ciò proprio nel momento in cui la crisi interna alla maggioranza diveniva ormai irreversibile, tanto che è ormai evidente che gli equilibri interni sono cambiati. (Anche più recentemente, nessun tentativo di incidere su questa crisi è stato fatto dalla minoranza consiliare, come sempre cieca ed inetta). E quindi del tutto tranquillamente quelli della banda Romeo-Mestrone hanno imposto alla giunta e alla maggioranza la decisione di spendere altri 23.000 euro in avvocati, ben consapevoli tutti che, pagato dai cittadini questo prezzo, loro non avrebbero pagato nessun prezzo politico.


(segue)



Nessun commento: