martedì 15 maggio 2012

La bufala dei finanziamenti per la “metrotramvia” Milano-Limbiate





A proposito della decisione dell'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi - USTIF di proibire la circolazione dei tram sulla linea Milano Comasina-Limbiate Ospedale, poiché le condizioni di insicurezza dell’armamento non sono più tollerabili, due cose si devono mettere immediatamente in chiaro:

- fino ad oggi, è stato impossibile trovare traccia dello stanziamento statale per la ricostruzione ex novo (questa sarebbe la definizione più appropriata) della linea tramviaria Milano Comasina-Limbiate;

- fino ad oggi, è stato impossibile trovare traccia degli stanziamenti per le riparazioni urgenti necessarie per rimettere in condizioni di sicurezza l’armamento della linea.

 Per quanto riguarda il finanziamento per la ricostruzione della linea, nonostante infiniti tentativi, non è mai stata trovata una traccia qualsiasi nel sito web del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) e nemmeno in quello del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Vale a dire che, per quanto riguarda il CIPE, che decide gli stanziamenti sulla base dei finanziamenti “liberati” dal ministero, pur accedendo con tutte le possibili chiavi di ricerca alla banca dati delle sue delibere, non se ne trova una in cui sia menzionato lo stanziamento di 59-60 milioni di euro per la Metrotramvia Milano-Limbiate.
Ma nemmeno è stato possibile trovare una traccia qualsiasi dell’opera stessa. Non la si trova, infatti, nel “Programma Infrastrutture Strategiche” (PIS) del 2001 che “è stato recentemente aggiornato”, dice il sito del CIPE, “ai sensi dell’articolo 1 della legge 443/2001 mediante inserimento nell’8° allegato infrastrutture alla Decisione di finanza pubblica 2011-2013 di nuove infrastrutture per un valore di circa 7 miliardi di euro”. Di un “progetto definitivo” si parla sommariamente solo in un elenco di progetti della Metropolitana Milanese [click qui].
Per quanto riguarda il finanziamento delle riparazioni urgenti che, come vedremo, dovrebbero essere totalmente a carico del Comune di Milano, nessuna “ricerca avanzata” nell’albo pretorio elettronico del Comune di Milano, anche questa fatta con tutte le possibili chiavi di ricerca, ha mai dato come risultato una delibera o una determina o un altro documento che possa testimoniare uno stanziamento. (Si trova però una delibera per il patrocinio del fighissimo “workshop” propagandistico organizzato da Ti-che-te-tarchett-i-ball!).

Nel febbraio del 2011, alcuni giornali locali pubblicarono la notizia che l’assessore ai trasporti della Provincia di Milano, De Nicola, aveva annunciato che era stata stanziata la parte a carico dello Stato (60%) del finanziamento per trasformare in una moderna “metrotramvia" la vecchia linea del “Mombello”. Ma anche a proposito di questo “annuncio”, accedendo al sito della Provincia, sia nella parte generale che in quella dell’Assessorato ai trasporti, non fu possibile, né allora né poi, trovare traccia di una conferenza stampa o di un comunicato. Eppure non si trattava di un finanziamento di poco conto. Ciò che era stato messo in circolazione, quindi, non era altro che una di quelle “notizie” che vengono affidate confidenzialmente a qualche pennivendolo affinché le faccia circolare, per ritagliarsi uno spazio nei media. Si comprende questa esigenza se si ricorda che in quel periodo il Comune di Milano e la Regione Lombardia si apprestavano ad inaugurare il nuovo tratto della metropolitana n. 3 con capolinea alla Comasina. Inoltre, in molti comuni dell’area milanese era ormai imminente l’inizio della campagna elettorale per le elezioni amministrative.
Gli articoli sull’”annuncio” si susseguirono rapidamente su molti giornali locali, e ci fu anche il tentativo del centro-sinistra di Limbiate di trasformare la “notizia” in un cavallo di battaglia dell’improbabile e già allora desolante candidato sindaco De Luca. Ma durò poco, però, perché dopo la distribuzione del volantino Il centrosinistra di Limbiate si attacca alla perteghetta del tram, nel quale si segnalava che del finanziamento non si trovava traccia né fra le delibere del CIPE né fra quelle del Ministero delle infrastrutture, il tema propagandistico della metrotramvia scomparve prudenzialmente dalla campagna elettorale del centrosinistra.
Tuttavia, l’operazione mediatica avviata con l’”annuncio” dell’assessore provinciale ebbe l’effetto di creare nel grosso pubblico la convinzione che i finanziamenti statali fossero sicuri e che mancasse solo il restante 40%, al quale avrebbero dovuto provvedere la Regione Lombardia, le Province di Milano e di Monza, i Comuni di Milano, Cormano, Paderno Dugnano, Senago, Varedo e Limbiate. Ma (davvero stranamente?), nell’anno trascorso dall’”annuncio”, nessuno di questi enti, ha mai preso l’iniziativa di convocare una conferenza di servizi per determinare la parte dei finanziamenti di cui ognuno avrebbe dovuto farsi carico. In particolare va rilevata l’inerzia (davvero strana?) della Provincia di Milano, che pure aveva assegnato “lo studio di fattibilità e la progettazione preliminare per la trasformazione dell’attuale impianto tramviario” alla Metropolitana Milanese [click qui].

Della “metrotramvia” si tornò a parlare solo nel febbraio di quest’anno, quando l’ATM, l’azienda che gestisce la linea ma non ne è la proprietaria, comunicò che l’organo preposto alla vigilanza sulle condizioni di sicurezza, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi - USTIF, il 23 gennaio 2012 (aveva) stabilito che la linea non avrebbe potuto  proseguire il servizio se non dando inizio ai necessari interventi”, in mancanza dei quali l’ipotesi alternativa era quella della sostituzione dei convogli tramviari con autobus.
Poiché in molti si diedero da fare per addossare sull’ATM la “colpa” di un provvedimento che qualche imbecille vorrebbe far passare per odioso, mentre invece è un provvedimento che tutela i passeggeri, i tramvieri e tutti coloro che circolano sulla Comasina, l’azienda fu costretta, il 14 febbraio 2012, a diffondere uno stringato comunicato stampa per precisare che l’azienda aveva sempre provveduto alla manutenzione ordinaria di sua competenza, e che invece (scrivendolo in modo quasi esplicito) la responsabilità del deterioramento non più tollerabile della linea, che aveva causato l’ultimatum dell’USTIF, era del Comune di Milano, al quale l’azienda tramviaria aveva segnalato “anche a propria tutela, da maggio 2010 le condizioni non più adeguate dell’infrastruttura e la necessità di interventi di tipo straordinario, che non rientrano nell’incarico affidato ad ATM”.[Tranvia Milano - Limbiate, il ruolo e l'impegno di Atm ATM, Azienda ...]
Ma questo comunicato non servì minimamente a rimettere sui “binari” giusti (nessun’altra parola sarebbe stata più appropriata!) tutti gli invasati della “metrotramvia”, che ripresero a sproloquiare sul progetto faraonico caldeggiato dalla Provincia di Milano, che dovrebbe essere attuato

“con una prima tratta di circa 7,7 km verso Milano a doppio binario e la restante parte a singolo binario con raddoppi agli incroci. Il progetto prevede la completa riorganizzazione degli spazi urbani collocando la nuova linea in sede propria su un parterre a centro strada”. [click qui]

Anzi, per opera soprattutto del PD, si risollevò il polverone mediatico con l’evidente scopo, da un lato, di occultare l’irresponsabile inerzia del Comune di Milano e in particolare dell’assessore (del  PD) ai trasporti, il quale, otto mesi dopo l’assunzione dell’incarico, nulla aveva fatto per rimettere in condizioni di sicurezza le infrastrutture di una linea della quale il Comune di Milano detiene la concessione, e, dall’altro lato, di strappare all’assessore di centro-destra della Provincia di Milano il monopolio della propaganda sul progetto.
Infatti, con gli arruffatissimi discorsi che hanno riempito iniziative come quella del 18 febbraio qui a Limbiate (con una marcia di 150 m sui binari!) è stato totalmente occultato il dato fondamentale che la responsabilità per i mancati interventi straordinari [= mancati finanziamenti], che non rientrano nell’incarico affidato ad ATM”, era del Comune di Milano, e che pertanto a questo ente incombeva l’onere di mettere subito a disposizione i denari necessari per avviare gli interventi necessari per ottenere dall’USTIF la certificazione di agibilità.
Tuttavia, a quel punto l’assessore Maran del Comune di Milano fu costretto a dichiarare il suo “impegno affinché la linea continui ad esistere”, impegno che il PD di Limbiate immediatamente propagandò, ma si trattava di una promessa vaga e solo verbale, mentre invece era necessario decidere subito ciò che non era stato deciso per tempo, vale a dire finanziare i lavori di adeguamento della linea agli standard minimi di sicurezza.

Che l’interesse prevalente del PD fosse quello per la leadership mediatica, lo si è constatato anche in occasione dell’assemblea pubblica del Comune di Cormano (il cui sindaco è segretario dell’area metropolitana milanese del PD), alla quale non era stato invitato l’assessore della Provincia di Milano, De Nicola. Questi, però, vi si precipitò portandosi appresso ben tre tecnici e, senza costringere più di tanto gli esponenti del PD a fare buon viso a cattivo gioco, riuscì a far sì che in tutta la serata si parlasse quasi esclusivamente del progetto faraonico della Provincia, che fu magnificato oltremodo, ma avendo la cura di glissare rapidamente sui suoi aspetti tecnici più problematici. E soprattutto restando nel vago per quanto riguarda il finanziamento dello Stato, dato come già avvenuto ma “bloccato” non si sa dove e da chi.
A parte le dichiarazioni tra il ridicolo e il farneticante di De Luca (che pensa alla metrotramvia soprattutto come a un mezzo per i turisti domenicali milanesi che potrebbero raggiungere Mombello con la bicicletta sulle vetture, per poi andare a pedalare nel Parco delle Groane!) e di Ti-che-te-tarchett-i-ball [alle quali ho già fatto cenno qui], quella sera fu evidente che il primo ad essere riluttante a mettere a disposizione dei finanziamenti di una certa consistenza era proprio il Comune di Milano, il quale, per bocca di Maran, dichiarò che l’effettiva disponibilità dei tre milioni che aveva promesso era subordinata alla disponibilità dei finanziamenti degli altri comuni. Ma oggi mezzo PD lombardo, con un comunicato stampa dall’improntitudine farneticante (a cominciare dal titolo) occulta che le “opere di messa in sicurezza” erano state segnalate al Comune di Milano (proprietario della linea) dall’ATM (azienda che pure è di proprietà del Comune) già a maggio del 2010, e cerca di far ricadere la responsabilità della chiusura della linea tranviaria sui comuni di Paderno Dugnano e di Varedo!

Non ci sono dubbi [!], il mancato accordo per il rilancio della tranvia, e conseguentemente anche la mancata partenza delle indispensabili opere di messa in sicurezza si devono al cieco ostruzionismo delle 2 amministrazioni di centro destra che governano Paderno Dugnano e Varedo, per troppo tempo indecise se sostenere o meno il progetto di ammodernamento. [click qui]

Ma le “amministrazioni” (tutte, e non solo quelle additate al pubblico ludibrio), come potrebbero essere disponibili a spendere cifre consistenti, per i loro bilanci, visto che in questa situazione non si capisce bene se i loro soldi servirebbero per la costruzione di un’opera che ancora non è stata affatto finanziata dallo Stato, nonostante le molte chiacchiere in proposito, oppure per la semplice manutenzione straordinaria della linea esistente, il cui proprietario, il Comune di Milano, che ha un bilancio come quello di un Ministero, ha dimostrato fino ad oggi di non potere o non volere realmente finanziare? Ed è di questi giorni la notizia che enti locali ben più grandi da mesi non pagano i lavori per il prolungamento fino a Monza della metropolitana n. 1, tanto che le imprese hanno deciso di chiudere i cantieri! Proprio il Comune di Milano, addirittura, non solo non versa la sua parte, ma anzi trattiene nelle sue casse i soldi che la Regione Lombardia gli aveva versato affinché li girasse alle imprese! [Metrò: i Comuni non pagano, fermi i lavori]
Dovrebbe essere chiaro, quindi, che giunti a questo punto, poiché l’ATM può sostituire facilmente le corse tranviarie con quelle automobilistiche, per il Comune di Milano è preferibile stare ad aspettare, semmai, il finanziamento della metrotramvia faraonica, che tuttavia non si sa quando sarà deciso (se mai sarà deciso). Ma dovrebbe essere chiaro, anche, che con l’abbandono della linea esistente, che rapidamente diventerà irrecuperabile, la costruzione della nuova “metrotramvia” non sarà affatto accelerata, dal momento che, per lo Stato, quest’opera ancora non rientra nel numero di quelle da finanziare, e per gli altri comuni, che dispongono della linea delle Ferrovie Nord (anche Senago, che da molti anni ha linee automobilistiche verso le stazioni di Palazzolo e Garbagnate), vi sono spese più urgenti.

I responsabili di questa situazione sono tutti coloro che, come amministratori pubblici (del passato e del presente), non sono stati in grado di inquadrare la situazione: poiché il progressivo degrado della linea era sotto gli occhi di tutti, il Comune di Milano doveva essere sollecitato a provvedere per tempo alla manutenzione straordinaria, che invece ha potuto omettere senza alcun disturbo negli ultimi anni. Lo sprovvedutissimo sindaco di Limbiate (che è il Comune maggiormente interessato) e i suoi amici del PD le manifestazioni le dovevano organizzare sotto Palazzo Marino, per sollecitare il Comune di Milano a provvedere alla manutenzione che gli competeva! Soprattutto dopo l’avvertimento dell’USTIF del gennaio 2012, non ci si doveva accontentare delle vaghe promesse dell’assessore Maran! Anzi, si doveva cogliere l’occasione per porre sul tavolo la richiesta ineludibile di far partecipare tutti i comuni alla proprietà della concessione ferroviaria, con quote che non permettano più a Milano di esercitare lo strapotere che ha sempre esercitato.
Per ogni comune, spendere dei soldi per mantenere in condizioni sobrie ma efficienti un'infrastruttura per il trasporto pubblico, della cui concessione fosse comproprietario, sarebbe certamente più accettabile che spendere dei soldi per sopperire alle inadempienze di un Comune enormemente più grande come quello di Milano, oppure impegnare stanziamenti per un’opera faraonica che non si sa se mai sarà realizzata. 

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