giovedì 19 dicembre 2013

Xe pezo el tacón che el buso. I deputati lombardi del PD e il governo rendono obbligatoria la revoca dei finanziamenti per il tram Milano-Limbiate







Nel testo del comma 51 del maxiemendamento alla cosiddetta legge di stabilità approvato dal Senato, la revoca dei finanziamenti per la “Metrotramvia” Milano-Limbiate non era espressamente prevista; e quindi vi sarebbe stata la possibilità che l’intervento non fosse incluso fra quelli che, ancora non affidati con apposito bando di gara, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti deve proporre (cioè indicare prescrittivamente) al CIPE affinché siano de-finanziati.

Invece, il testo “emendato” (mai parola assunse un significato più grottesco!) dalla Commissione Bilancio e Tesoro della Camera, che domani sarà approvato con il voto di fiducia, prevede espressamente che il finanziamento della Milano-Limbiate debba provenire dalle risorse del Fondo revoche - e ciò comporta, quindi, la revoca del finanziamento assegnabile al progetto milanese secondo la delibera del CIPE n. 25/2013 (poiché, appunto, ancora non è stato affidato con apposito bando di gara), per non aumentare le uscite del bilancio del Ministero.

Le “cinque semplici parole” inserite come emendamento dalla Commissione Bilancio cambieranno “il destino di una delle infrastrutture più importanti per il territorio a nord di Milano”, ma in peggio, al contrario di quello che dice un letteralmente farneticante comunicato auto-apologetico del PD di Limbiate e del sub-assessore Ti-che-te-tarchett-i-ball!

Altro che modifica “ben studiata”! Essa, al contrario, è una modifica dissennata, poiché la Milano-Limbiate, che nel programma di finanziamenti della delibera del CIPE appena citata era penalizzata esclusivamente dalle lungaggini della Provincia di Milano che impediscono di bandire la gara d’appalto, nell’assegnazione delle risorse del Fondo revoche subirà la concorrenza non più solo della Metrotramvia di Padova, ma anche di quella di Venezia, che possono essere messe in cantiere nel giro di pochi mesi, e di tutte le altre opere revocate, che nel Fondo potrebbero andare a finire.


I mistificatori (ma più che altro sono solo dei patetici bauscia di periferia) del PD non hanno per niente fatto “tornare a disposizione i finanziamenti statali”: al contrario, se questi prima erano assegnabili, una volta che fossero state soddisfate tutte le condizioni stabilite dal D.M. n. 99 del 16-2-2009 (fra le quali l'appalto già assegnato), ora molto probabilmente sono spariti.

Altro che “lavoro di bisturi”! Mai una metafora fu più inappropriata: il bisturi è in realtà un coltello che, se usato con imperizia, provoca danni irreparabili o addirittura la morte del paziente! Come, probabilmente, in questo caso. 

Nessuno ha “capitanato” nessuna “struttura tecnica”. Per peggiorare ulteriormente un testo dalle conseguenze già tanto disastrose per i pendolari della linea Milano-Limbiate, non è stata usata nessuna competenza, ma solo il mediocrissimo bric-à-brac al quale da sempre si dedicano i parlamentari che, per “curare” gli interessi del proprio collegio, cercano di infilare nelle leggi un emendamento qua, un altro là, e nel tentativo di strappare risorse più o meno grandi certo non stanno a badare alla ratio della legge da approvare.

Solo che questa volta la coperta è ancora più corta del solito, e i gruppi contro i quali si devono rivolgere le proprie brighe non solo sono troppo forti, ma sono anche del proprio partito. La lettura degli atti parlamentari dimostra che sono stati proprio il PD e il governo a ricorrere al metodo brutale del “machete”. A parole, vi è stato qualche larvato riconoscimento della validità degli argomenti delle minoranze (per esempio da parte del presidente della Commissione Bilancio, Boccia, del PD), ma nei fatti sono state brutalmente respinte le proposte delle opposizioni di restituire alla legge di stabilità la sua funzione di indirizzo sulla struttura del bilancio dello Stato, invece di svilirla a chilometrico elenco di misure volte a soddisfare un’infinità di richieste localistiche (e che la legge di stabilità abbia in realtà queste caratteristiche è stato ammesso in aula anche dal ministro Franceschini nel porre la questione di fiducia) - e quindi sono state respinte, senza dare la possibilità di una vera discussione, anche le proposte di cancellare in toto il comma 51, cancellazione che, essa sì, avrebbe salvato la Milano-Limbiate dalla revoca. 

Non vi è stato nessun “vaglio” degli emendamenti dei deputati lombardi del PD; al contrario, essi sono stati decapitati con un paio di “colpi di machete” dal governo e dal PD. Ma non solo: ai deputati lombardi di questo “partito” (ma, come si è visto ancora una volta, il PD è soprattutto un assembramento di gruppi elettorali) è stato imposto di rinunciare a qualsiasi velleità di contrastare i “compagni” padovani, ed è stato imposto (anche se formalmente “proposto”) di far passare uno solo dei loro emendamenti, ma con il testo che voleva il governo, ovviamente del tutto inoffensivo per gli interessi dei "compagni" padovani. 

Le “forche caudine” non sono state affatto quelle di una discussione dalla quale sarebbe emersa la validità degli emendamenti dei deputati lombardi del PD, ma solo quelle dell'imposizione, da parte del governo, che fosse supinamente accettato che per assegnare i finanziamenti del Fondo revoche la priorità, nei fatti, sia data inevitabilmente non solo alla Metrotramvia di Padova, ma anche a quella di Venezia, e solo in subordine allaMetrotramvia” Milano-Limbiate

L'evocazione delle "forche caudine" potrebbe essere catalogato come un ennesimo episodio di falsa coscienza; tuttavia, lungi dall'assurgere alla funzione di ideologia, resta al livello infimo della pura e semplice falsificazione della realtà. È solo propaganda di infima qualità.

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