venerdì 13 febbraio 2015

Fine della bufala della pseudo-metrotramvia: (in realtà) mai finanziata, prioritaria per finta, fra poco sarà “revocata”





 

Come ho fatto notare più volte (v. ai link in fondo), quella che la propaganda più smaccata continua a chiamare “metrotramvia” Milano-Limbiate ma in realtà è solo una tranvia extraurbana (come correttamente è sempre stata definita dal CIPE), non è mai stata realmente finanziata, ma solo inserita, senza alcuna priorità, in un elenco di opere finanziabili. Se gli ormai famigerati 60 milioni fossero stati davvero assegnati al progetto, il ministro Lupi non potrebbe annunciarne la “revoca” che, sempre secondo il ministro, il CIPE si accinge a deliberare. Questa “revoca” è possibile, invece, come ormai ammette anche quell’assessore limbiatese al quale si attaglia solo metà della definizione che Aristotele dà dell’uomo nel suo trattato sulla Politica, perché il progetto non è “cantierabile”, vale a dire che è ancora lungi dall’essere definitivo, né si può pensare, quindi, di indire una gara d’appalto (condizioni indispensabili per poter ottenere la parte del finanziamento di competenza dello stato). Anzi, addirittura la Provincia di Milano ha rimesso al Ministero delle Infrastrutture il progetto, ancora incompleto.

Circa un anno fa, il discutibile personaggio di cui sopra era solo sub-assessore, ma millantava di essere riuscito, insieme ad una folla di deputati-peones del suo partito (il PD; e quasi tutti, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum, erano e sono abusivi), a scongiurare un ennesimo “scippo" (!!), una reiterata “distrazione di fondi” (!!!) organizzata... da suoi compagni di partito. Questi peones, adusi alle più raffinate arti magiche e "capitanati" (espressione del discutibile personaggio) da un’aspirante cavallerizza (che sta sul cavallo come se fosse su un pedalò), avevano inserito nel testo della legge finanziaria 2014 “cinque semplici paroline”, in virtù delle quali i finanziamenti, “revocati” da opere sul sistema metropolitano non ancora affidate con apposito bando di gara, sarebbero stati assegnati "con priorità per la metrotramvia di Milano-Limbiate e per quelle di Padova e di Venezia”.

Era facile prevedere che si trattava solo di parole che, almeno per la Milano-Limbiate, sarebbero rimaste prive di effetti. Innanzitutto, perché l’istituto della revoca dei finanziamenti (previsto dall’articolo 32, commi da 2 a 5, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111), esiste giusto per garantire che i fondi mano a mano disponibili siano assegnati alle opere che effettivamente possono essere messe in cantiere; la “Milano-Limbiate”, invece, non era (e non è) ancora arrivata allo stadio del progetto definitivo (!), e quindi inevitabilmente sarebbe stata sopravanzata da altre opere che potevano immediatamente essere appaltate (fra le quali alcune linee delle metrotramvie di Padova e di Venezia). Ma soprattutto, perché quando un’opera viene definita “finanziabile” non significa che i denari siano disponibili e assegnabili (v. Testo delibera CIPE n. 91/2011 e Testo delibera n. 25/2013).

Infatti, poiché in realtà di finanziamenti disponibili (e quindi revocabili) non ve n’erano affatto, il comma 88 della L. 27-12-2013 non è mai stato attuato: il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha mai indicato gli interventi da revocare ed il CIPE non ha mai individuato con “apposita delibera”, come avrebbe dovuto fare entro il 30 gennaio 2014, gli interventi da revocare, e meno che meno ha finalizzato “risorse rivenienti dalle revoche” alla linea tramviaria interurbana Milano-Limbiate.

Il personaggio di cui sopra, in tutto il tempo trascorso dall’approvazione della legge finanziaria 2014, ha certamente “molto lavorato” (come sistematicamente ci comunica di fare, anche a proposito di normali atti fisiologici) per diventare (finalmente!) assessore a tutti gli effetti (e per agghindarsi e acconciarsi come uno sgherro da angiporto), ma nulla ha fatto per convincere (magari facendosi aiutare dall’aspirante cavallerizza) il governo guidato dal suo partito a mettere in atto la magia delle “cinque semplici paroline”. (In realtà lo sventurato nulla avrebbe potuto fare, contando egli meno del due di picche). E due giorni dopo l'annuncio che, ancora una volta, egli aveva rimesso in moto l’intero sistema orbitale dell’universo, si ritrova a prendere in quel luogo che in romanesco è denominato metaforicamente “saccoccia” l'annuncio del ministro Lupi, il quale deve cancellare alcune opere rimaste sempre sulla carta, fra le quali la Milano-Limbiate, per poter fare l’operazione puramente scritturale necessaria per assegnare ad EXPO 2015 i 60 milioni mai stanziati dalla Provincia di Milano, promotrice di un progetto tanto faraonico che mai potrà essere finanziato. Dall'assessore ai trasporti (un già boia-chi-molla) della Provincia (governata dal peggior centro-destra) il nostro, che dice di aver tanto studiato per imparare a fare politica, con molto gaudio si è sempre fatto gabbare.  

Come ebbe a dire molti anni fa Giuseppe Saragat, certe volte il destino è cinico e baro.



Nessun commento: